Doveva essere la telefonata per mettere lo zar con le spalle al muro, costringendolo al cessate il fuoco. Invece, il colloquio tra Donald Trump e Vladimir Putin non ha portato alla “tregua immediata” evocata dal tycoon, ma a uno stallo dal quale Mosca sembra uscire ancora in vantaggio, indicando che “ora tocca a Kiev” fare la sua parte. E ha aperto una nuova crepa nell’asse transatlantico, con i leader europei che – stando ad Axios che cita fonti informate – si sono detti “sorpresi o scioccati” dalla “deferenza” del presidente americano verso il leader del Cremlino: per The Donald ora imporre sanzioni alla Russia non sarebbe infatti una “buona idea”, perché Putin vuole davvero un accordo. Come spiega il segretario di Stato Marco Rubio, “la minaccia di sanzioni può spingere Mosca a non parlare”.
Mentre in serata il leader ucraino Volodymyr Zelensky si è detto “pronto a negoziati diretti” con Mosca, agli europei le parole non bastano più: “Ora vogliamo vedere le reazioni forti” promesse da Washington, ha affermato l’alto rappresentante Ue Kaja Kallas. Dando voce al fatto che finora non si sono viste “serie pressioni” su Mosca nell’ambito delle discussioni avute da Trump, mentre Bruxelles ha varato il suo diciassettesimo pacchetto di misure contro la Russia, in coordinamento con Londra che a sua volta ha approvato nuove misure. Ed “è in preparazione un diciottesimo con ulteriori sanzioni incisive”, ha annunciato Ursula von der Leyen dopo aver parlato con il presidente ucraino. Ribadendo che “è ora di intensificare la pressione sulla Russia per ottenere il cessate il fuoco”.
Secondo il segretario di Stato Marco Rubio, gli Stati Uniti non stanno facendo alcuna “concessione” al presidente russo. Ma che stiano prendendo tempo sulle misure contro la Russia è ormai un fatto inequivocabile: Trump ha riferito di avere una “linea rossa”, quale sia resta un mistero. Per il tycoon “potrebbe esserci un momento” per le sanzioni a Mosca, “stiamo guardando a molte cose, vedremo”. Ma per ora resta solo un’ipotesi: così, cresce la voce di chi pensa, soprattutto in Europa, che il Cremlino stia sfruttando l’indecisione americana a suo vantaggio: “È ovvio che la Russia sta cercando di prendere tempo per continuare la guerra e l’occupazione”, ha accusato per l’ennesima volta Zelensky che intanto ha ringraziato Gb e Ue per le nuove sanzioni, che prendono di mira quasi 200 navi della flotta ombra russa e anche tre entità russe coinvolte nello sviluppo e nell’uso di armi chimiche. Aggiungendo che “sarebbe positivo se gli Usa aiutassero” nella stessa pressione.
Chiaramente diversa la lettura da Mosca, che plaude alla “ragionevolezza” dell’amministrazione americana: “Siamo certi che Washington capisce perfettamente che la pressione, in particolare le minacce palesi contro la Russia, è uno strumento inutile e controproducente”, le parole lusinghiere della portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova.
La Russia si dice pronta a continuare i contatti diretti con l’Ucraina per la pace. Ma per il momento non cede di un millimetro sulle sue richieste per porre fine alla guerra: cinque territori, la neutralità dell’Ucraina e l’assenza di truppe degli alleati di Kiev sul suo suolo. Mentre l’Ue continua a spingere per giocare il ruolo di mediatrice nella partita della pace – punto sul quale Giorgia Meloni e il cancelliere tedesco Friedrich Merz sono tornati a insistere al telefono con Trump, scrive Axios – la Russia infatti non perde occasione di screditare gli europei, in particolar modo la coalizione dei volenterosi capitanati dalla triade Macron-Merz-Starmer: “Se inviassero soldati in Ucraina, ciò sarebbe considerato dalla Russia come una minaccia militare con tutte le conseguenze del caso”, ha ribadito il superfalco di Putin, Dmitry Medvedev, secondo cui il vero obiettivo dell’iniziativa è “attuare un’espansione e instaurare un regime di occupazione sul territorio dell’Ucraina rimanente”. Secondo l’ex presidente russo, per l’Ucraina l’alternativa ai colloqui con la Russia sarebbe una “resa incondizionata”. L’unica cosa che sembra mettere d’accordo tutti è il Vaticano come sempre più possibile sede dei negoziati. Per il resto, la strada per la pace resta lunga.
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