Piazza Affari resta pesante dopo i primi scambi, al pari delle altre Borse europee e dei listini asiatici, preoccupati per l’avvio della guerra commerciale americana.
Il Ftse Mib cede l’1,5% con multinazionali come Stellantis (-6,1%), Pirelli (-5,4%) e Stm (-3,7%) bersagliate dalle vendite. Male anche Azimut (-3%), Iveco (-2,9%), Nexi (-2,8%), Saipem (-2,7%) e Ferrari (-2,5%). Scivolano Campari (-2,2%) e Cucinelli (-2,1%), Amplifon arretra del 2% mentre Essilux (+0,3% a Parigi) ha ottenuto l’ok in Usa e Ue per la vendita dei suoi occhiali con dispositivo acustico integrato.
Si muove in controtendenza Generali (+0,5%) dopo la mossa di Unicredit (-1,2%), che si ritaglia un ruolo nella battaglia sull’elezione del cda del Leone mentre si muovono a braccetto Mps (-0,2%) e Mediobanca (-0,2%), oggetto di un’offerta di scambio di Siena. Tengono anche Enel (+0,3%) e Snam (-0,1%).
I dazi annunciati dal presidente americano Donald Trump spaventano le Borse mondiali, con gli investitori che aumentano l’avversione al rischio e si rifugiano nel dollaro, nell’oro e nei bond. Parigi e Francoforte cedono l’1,5%, Milano l’1,3% e Londra l’1,2%, Tokyo ha chiuso in calo del 2,7% e Seul del 2,5% mentre hanno limitato i cali i listini cinesi, reduci però da una settimana di stop per via dei festeggiamenti legati al capodanno lunare. In profondo rosso anche i future su New York, dove il Nasdaq cede l’1,8% e l’S&P500 l’1,5%.
Sui listini europei crollano le auto (-4% l’indice Stoxx), con Stellantis (-6,3%), Volkswagen (-4,8%) e Bmw (-3,8%) che scontano le consistenti esportazioni dai loro stabilimenti messicani verso gli Usa, come pure sono oggetto di forti vendite i titoli tecnologici (-3,3%) e i minerari (-2,2%). La minaccia di dazi verso l’Europa – dopo Messico, Canada e Cina – pesa anche sull’euro, in calo dell’1,2% sul dollaro, a quota 1,024. Ma l’avvio della guerra commerciale provoca forti perdite anche alle valute emergenti (il peso messicano cede il 2% sul biglietto verde), lasciando presagire un periodo di forte volatilità all’orizzonte.
Resistono alle vendite i titoli di Stato, con i rendimenti in calo di qualche punto base anche se lo spread tra Btp e Bund, come in ogni fase di incertezza, si riapre e sale di 4 punti base a quota 113. Pagano pegno al clima di incertezza e ai rischi per l’inflazione e l’economia anche le criptovalute, anche se recuperano parte delle perdite segnate in avvio di seduta: il Bitcoin cede l’1,2% a 98.500 ed Ethereum il 10,6%. Tiene l’oro (+0,2% a un passo da quota 2.800 euro) e sale anche il petrolio, con il Wti che sale dell’1,7% a 73,8 dollari al barile.
La Borsa di Tokyo termina la prima seduta della settimana in pesante calo, a causa dei timori di possibili ripercussioni sul commercio globale, dopo l’introduzione dei dazi decisa dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump a carico del Canada, Messico e Cina, e le annunciate ritorsioni dei Paesi interessati. Il listino di riferimento Nikkei segna una perdita del 2,66% a quota 38,520.09, lasciando sul terreno oltre 1.050 punti. Sul fonte valutario lo yen si è andato rafforzando sul dollaro a 155,40, e a 159,10 sull’euro, complicando ulteriormente il quadro per l’export giapponese.
A picco i future su Wall Street, dove il Nasdaq cede il 2,4% e l’S&P l’1,9%, mentre in Europa, che il presidente Usa Donald Trump promette di colpire, lo Stoxx 50 cede il 2,5% e l’euro scambia a 1,0248 sul dollaro (-1,1%), in forte rialzo su tutte le valute.
La minaccia del presidente americano Donald Trump di varare dazi anche contro l’Europa affonda l’euro ai minimi da più di due anni sul dollaro. La moneta unica è scivolata fino a toccare 1,0141 sul biglietto verde, il punto più basso da metà novembre 2022. Dopo aver recuperato un po’ di terreno, l’euro cede l’1,3% e scambia a 1,023.
La fuga dal rischio travolge le criptovalute, che bruciano quasi 600 miliardi di dollari, con il Bitcoin che cede il 3% a 94 mila dollari.
I dazi annunciati da Trump colpiscono anche le criptovalute, uno degli asset che più avevano beneficiato della rielezione del tycoon alla Casa Bianca. Da sabato, riferisce il Financial Times citando i dati di Coinmarketcap, le principali criptovalute hanno perso quasi 600 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, per effetto della fuga dal rischio innescata dall’avvio della guerra commerciale americana. La capitalizzazione di mercato delle critpo è scesa dai 3,62 trilioni di dollari di sabato mattina ad Hong Kong a 3,03 trilioni di dollari. In questo momento il bitcoin cede il 3% a 94 mila dollari, Ethereum cede il 12,2%, dopo essere arrivata a perdere il 27%, a 2.553 dollari. Solana, l’infrastruttura blockchain su cui è costruito Trumpcoin, perde il 2% a 198 mila dollari.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA