Il taglio dei tassi di riferimento da parte della Cina lunedì segna uno degli interventi più energici da parte della Banca Popolare Cinese (PBOC) degli ultimi anni.
Il tasso primario sui prestiti a un anno (LPR) è stato ridotto di 25 punti base al 3,1%, e il LPR a cinque anni, ampiamente utilizzato come punto di riferimento per i mutui, è sceso di un margine simile al 3,6%.
Per gli investitori globali, questa notizia non potrebbe arrivare in un momento migliore. La seconda economia più grande del mondo è rimasta impantanata in una crescita lenta, in gran parte guidata da una combinazione di problemi del mercato immobiliare, pressioni deflazionistiche e domanda dei consumatori debole.
Questi tagli dei tassi segnalano un nuovo livello di urgenza tra i politici cinesi, sottolineando il loro impegno a rilanciare una traiettoria di crescita che vacilla da mesi.
Per gli investitori, questa è una mossa positiva. I minori costi di finanziamento dovrebbero sostenere le imprese e le famiglie, sbloccando nuova liquidità e riaccendendo lo slancio economico che è stato gravemente mancato.
Tuttavia, anche se l’allentamento monetario costituirà senza dubbio una leva potente, è sempre più chiaro che una risposta fiscale più potente – in particolare rivolta alle famiglie – sarà la chiave per raggiungere l’obiettivo di fine anno del paese di una crescita del PIL del 5%.
Effetto ondulato
I mercati globali tendono a tirare un sospiro di sollievo collettivo quando la banca centrale cinese si muove in modo deciso per sostenere la sua economia.
I tagli dei tassi da parte della PBOC avranno un effetto a catena, alimentando l’ottimismo tra gli investitori globali, molti dei quali stanno osservando le difficoltà economiche della Cina con un crescente senso di apprensione.
Si prevede che i tassi più bassi stimoleranno la spesa dei consumatori e gli investimenti in settori critici, creando un ambiente più favorevole per le azioni e le obbligazioni cinesi.
Queste mosse dovrebbero anche alleviare le preoccupazioni sul mercato immobiliare cinese in difficoltà, un punto dolente per l’economia globale.
Un contesto creditizio più accessibile potrebbe aiutare i promotori immobiliari in difficoltà e, a sua volta, stabilizzare un settore che rappresenta quasi il 30% del PIL cinese. Se i recenti tagli della PBOC riuscissero a ripristinare una certa fiducia in questo settore, ciò da solo potrebbe avere effetti di vasta portata su tutti i mercati finanziari globali, dalle materie prime alle azioni.
Inoltre, poiché la Cina è il maggiore consumatore di materie prime e un motore della domanda globale, una ripresa nel suo settore immobiliare porterebbe probabilmente a un rally generalizzato delle materie prime, stimolando i mercati in tutto il mondo.
Positivo ma insufficiente?
Tuttavia, nonostante l’entusiasmo immediato che questi tagli susciteranno, gli investitori comprendono che la politica monetaria da sola non può arrivare fino a un certo punto.
Il problema che la Cina deve affrontare è multidimensionale e, sebbene i tassi di interesse più bassi contribuiscano ad alleggerire l’onere finanziario su aziende e individui, fanno ben poco per affrontare le sfide strutturali più profonde che affliggono l’economia.
La fiducia dei consumatori in Cina è ancora bassa, gravata dal crollo immobiliare in corso e dalle preoccupazioni sulla deflazione.
Anche le imprese sono state riluttanti ad aumentare gli investimenti, data la domanda fiacca. Ciò significa che, nonostante tutti i benefici dell’allentamento monetario, la liquidità liberata dai tassi più bassi potrebbe non tradursi in consumi o investimenti robusti necessari per innescare una ripresa significativa.
La sfida risiede nel fatto che molti dei problemi che soffocano l’economia cinese riguardano per natura la domanda.
Non è che i consumatori e le imprese non possano prendere a prestito – è che sono riluttanti a spendere e investire.
Per rilanciare davvero il motore della crescita cinese, la politica monetaria deve essere integrata da misure fiscali coraggiose volte a stimolare direttamente i consumi e gli investimenti.
Ciò di cui la Cina ha bisogno ora è una risposta fiscale decisiva, che metta la liquidità direttamente nelle mani delle famiglie.
Un pacchetto fiscale ampio e mirato, attraverso tagli fiscali, sussidi o trasferimenti diretti di denaro, contribuirebbe notevolmente a riaccendere la domanda.
Inoltre, una spinta fiscale volta a sostenere i redditi delle famiglie contribuirebbe a compensare il peso dell’aumento del costo della vita e della stagnazione dei salari, che hanno contribuito in modo determinante all’attenuazione della fiducia dei consumatori.
Con un maggiore reddito disponibile, le famiglie sono più propense a spendere, in particolare per l’edilizia abitativa, il che avrebbe l’ulteriore vantaggio di alleviare le pressioni nel settore immobiliare.
Combinando gli stimoli fiscali con la recente ondata di allentamento monetario, la Cina potrebbe preparare il terreno per una ripresa molto più forte e sostenibile nel medio-lungo termine.
In tal modo, Pechino non solo aumenterebbe le sue possibilità di raggiungere l’obiettivo di crescita del PIL del 5% per il 2024, ma rassicurerebbe anche i mercati globali che ha gli strumenti e la volontà per contrastare il rallentamento economico.
Nigel Green è il fondatore e CEO di deVere Group.